Articolo rivisto dal Comitato di GuidaPsicologi

Vi raccontiamo un aneddoto di Henry Ward Beecher, politico statunitense.

1 AGO 2018 · Ultima modifica: 24 OTT 2019 ·

«I successi migliori delle persone arrivano dopo le loro più grandi delusioni», Henry Ward Beecher.

Con il termine “autostima” ci si riferisce al giudizio che ognuno ha di se stesso. Il livello di autostima dipende soprattutto dal periodo dell’infanzia, in particolar modo dalla relazione che si instaura con i propri genitori, anche se altri eventi possono, ovviamente, influenzarla. In ogni caso, è importante sapere che l’autostima può essere migliorata.

Se si soffre di bassa autostima, infatti, si rischia di essere costantemente indecisi, ansiosi, pessimisti e di avere paura del giudizio degli altri. Allo stesso tempo, aumenta il rischio di soffrire di alcuni disturbi psicologici come depressione, dipendenza affettiva o dipendenza da sostanze.

L’autostima, insomma, ha un’influenza enorme sul nostro benessere psico-fisico. Chi ha una buona autostima, infatti, ha maggior opportunità di crescere a livello personale e professionale, di avere migliori relazioni sociali e di essere più indipendenti.

Per tutti questi motivi, vi consigliamo un esercizio per poter migliorare la vostra autostima. Questa idea proviene da un aneddoto del politico statunitense Henry Ward Beecher. Questo personaggio, incluso nella Hall of Fame for Great Americans, raccontò una storia personale che può aiutare tutti a potenziare la propria autostima.

«Il piccolo Henry viene interrogato dalla professoressa di letteratura su una poesia studiata precedentemente. Convinto di ricordarla, seppur titubante, il giovane si alza e inizia a recitare le prime strofe della poesia. La professoressa, dopo pochi secondi, grida un “no” categorico. Henry ricomincia, ma ogni volta, la docente ripete il “no”, costringendolo a riprendere dalla prima strofa.

La professoressa si rivolge a un altro studente. Il ragazzo riceve lo stesso trattamento ma, invece di ricominciare, recita tutta la poesia nonostante i “no” ricevuti. Al termine, la professoressa si congratula con il secondo alunno. A quel punto, Henry protesta. La docente, così, spiega che non è necessario solamente aver studiato bene, ma anche essere sicuri delle proprie capacità. Mentre Henry si era bloccato con la negazione della professoressa, infatti, il secondo studente aveva continuato, sicuro della propria preparazione, a recitare la poesia. La morale, insomma, è che la vita è piena di persone che ti urlano “no” ma il compito di ognuno di noi è quello di replicare “sì” e di dimostrare le nostre capacità».

Qual è la lezione che possiamo imparare tutti dalla storia raccontata da Henry Ward Beecher?

Semplicemente (anche se spesso così semplice non è) è necessario prima di tutto che tu creda in te stesso per poter convincere gli altri a credere in te. Nel corso della nostra vita, infatti, riceveremo tantissimi “no”. La differenza sta nel non farci influenzare da questa negazione e continuare a seguire il nostro percorso. Le nostre capacità, infatti, non servono a nulla se non siamo in grado di valutarle positivamente e di utilizzarle in maniera sicura.

Da qui possiamo, giorno dopo giorno, fare un piccolo esercizio in cui decidiamo di opporci a questi “no”. Ciò può valere per ogni situazione e settore, da quello personale a quello professionale. Nessuno crede che potrai ottenere il lavoro dei tuoi sogni? Non lasciarti abbattere, sii realista, analizza la situazione ma, allo stesso tempo, credi fermamente nelle tue capacità professionali. Non si tratta di dimostrare agli altri che puoi raggiungere i tuoi obiettivi ma semplicemente di avere il coraggio di raccogliere tutte le tue forze per ottenere ciò che è importante per te.

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Articolo rivisto e corretto dalla dottoressa Patrizia Mattioli

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Scritto da GuidaPsicologi.it