Articolo rivisto dal Comitato di GuidaPsicologi

Emozioni che non vengono “riconosciute” adeguatamente possono portare a vissuti significativi di ansia o esplosioni di rabbia, liti etc.

10 SET 2019 · Tempo di lettura: 3 min.

Le emozioni che non vengono “riconosciute” adeguatamente possono portare a vissuti significativi di ansia o esplosioni di rabbia, liti etc. Alcuni educatori sostengono l’importanza di insegnare ai bambini le emozioni, esattamente come si insegna a fare i calcoli e a leggere.
Chi ci ha insegnato come gestire il modo in cui identificare le nostre emozioni, come riconoscerle quando nascono e il modo in cui si sviluppano dentro di noi ?
La risposta è nessuno. La verità è che impariamo a darci delle risposte da soli circa il nostro modo di funzionare interno, e non è facile perché si tratta di un mare di sensazioni in origine molto confuse e complesse da riconoscere e identificare. Esiste un versante della ricerca che si è focalizzato sull’importanza di sviluppare “competenze emotive” esattamente come la lettura, la matematica, la storia etc.
Perché le emozioni sono così importanti? Pare che chi è dotato di intelligenza emotiva sia molto più funzionale a scuola, nelle relazioni ed è meno propenso a mettere in atto comportamenti a rischio. È inoltre in possesso delle cosiddette soft skills ormai sempre più richieste sul mercato del lavoro, che includono adeguati doti comunicative, capacità di lavorare in gruppo, la gestione dello stress, la perseveranza, si tratta di quelle competenze che rendono l’essere umano insostituibile alle macchine.
Tuttavia viviamo in un mondo che insegna ai bambini a nascondere le loro emozioni. Il mondo occidentale vede le emozioni come una sorta di distrazione, dice Thomas Scheff, educatore e ricercatore di educazione emotiva. La verità è che le emozioni possono fornirci informazioni utili circa il mondo, ma a noi è stato detto di non ascoltarle. Scheff avrebbe rilevato che gli uomini in particolare tendono a nascondere sentimenti di vergogna attraverso la rabbia, aggressività e spesso attraverso la violenza.
Esiste un programma basato sull’educazione delle emozioni RULER, sviluppato nel 2005 da Marc Brackett, David Caruso e Robin Stern dello Yale Center for Emotional Intelligence. Si tratta di un programma pluriennale utilizzato in più di 1000 scuole negli Stati Uniti.
RULER sta per riconoscere le emozioni in se stessi e negli altri (recognizing), comprendere (understanding) le cause e le conseguenze delle emozioni; etichettare (labeling) le esperienze emotive usando un vocabolario accurato e vario; esprimere (expressing) e regolarle (regulating) in modi che promuovono la crescita.
Una strategia importante è l’identificazione del tema sottostante l’emozione in questione. Quando un’emozione ti afferra, comprendere i suoi aspetti tematici può essere d’aiuto: “dai un nome all’emozione per domarla”.
Sebbene la rabbia sia vissuta in maniera diversa da ognuno di noi, il tema di fondo della rabbia resta lo stesso. Si tratta del senso di ingiustizia. Il tema dietro la delusione è la percezione di discrepanza tra l’aspettativa desiderata e la realtà. Quello dietro la frustrazione è il sentirsi bloccati nel raggiungimento di un obiettivo. Riuscire ad identificare il tema che caratterizza il vissuto emotivo fa sentire la persona capita, aiutandola a riconoscere la situazione in cui si trova.
Nel programma RULER le emozioni vengono inserite all’interno di tutte le lezioni e le materie. Ad esempio, se la parola gioioso è oggetto di discussione in classe, l’insegnante chiede agli studenti durante la lezione di storia di collegare “gioioso” al viaggio di Lewis e Clark. La cosa continua al di fuori del contesto classe, agli studenti viene chiesto di parlare con genitori e caregiver riguardo all’ultima volta che si sono sentiti gioiosi.
Ricercatori allo Yale Center for Emotional Intelligence hanno rilevato che nelle scuole in cui c’è il programma RULER si registrano meno fenomeni di bullismo, voti più alti, maggiori capacità di leadership tra gli studenti. Come mai allora l’educazione delle emozioni non è una materia obbligatoria nelle scuole ?
Se è vero che tutti i ricercatori che fanno studi sulle emozioni concordano sul fatto che andrebbero insegnate a scuola, non trovano lo stesso accordo su quante siano effettivamente le emozioni e cosa siano. La verità è che la psicologia si è focalizzata principalmente sui disturbi mentali.
Conosciamo molto poco delle emozioni, degli effetti della vergogna per esempio, dell’impatto sull’essere umano. I genitori possono incoraggiare i loro bambini a sviluppare consapevolezza delle emozioni attraverso una semplice consegna: “parlami di alcune delle cose più belle che hai vissuto”.
Viviamo emozioni tutto il giorno senza che necessariamente ne siamo consapevoli. È importante che ai bambini venga insegnato come cavalcare queste “onde” momento per momento, piuttosto che venirne travolti.
Articolo della dottoressa Maria Teresa Caputo, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Campania.

Il valore delle emozioni in età evolutiva è fondamentale, e sta nella capacità di poterle vivere liberamente.
I bambini fin dalla primissima infanzia provano emozioni e ciò costituisce per loro un “ponte” tra il mondo interiore e quello che li circonda, il quale permette ai bambini di poter agire grazie agli stimoli , all’esplorazione di oggetti e spazi di vita e grazie alla relazione con le figure significative presenti nel contesto di vita.
Diamo ai bambini la possibilità di esprimere e di vivere intensamente le loro emozioni in modo autentico. Avviare il dialogo dei cuori fin dalla primissima infanzia significa creare un sentiero che potrà mantenersi per sempre nella vita, specialmente se accompagnato dalla libertà di viverlo spontaneamente.

Dott.ssa Silvia cavalieri