Integrare gli stranieri a scuola è una ricchezza che va oltre le sue difficoltà.
In Italia il numero di immigrati cresce ogni giorno di più e questo è sicuramente evidente attraverso il numero sempre più elevato di stranieri che popolano le classi delle scuole italiane.
Ciò impone al sistema scolastico la necessità di operare un progetto pedagogico-educativo che ponga una particolare attenzione alla multiculturalità.
La diversità, spesso vista come problematica, in particolar modo in un ambiente come quello scolastico, dovrebbe essere invece vissuta come un arricchimento reciproco e una risorsa da valorizzare.
La scuola infatti dovrebbe favorire, non solo l’apprendimento cognitivo, ma anche quello socio-affettivo e relazionale, alla cui base stanno i concetti di tolleranza e di accettazione delle diversità.
Come afferma Tahar ben Jelloun, l’integrazione è “un’operazione che si fa in due. Non ci si integra da soli. Integrarsi non significa rinunciare alle componenti della propria identità di origine ma adattarle a una nuova vita in cui si dà e si riceve”. Dunque, perchè un bambino straniero possa integrarsi al meglio, bisogna che l’ambiente glielo permetta, che chi gli stia intorno non gli ponga degli ostacoli. L’accoglienza e l’integrazione partono dai docenti, i quali devono porre attenzione al clima relazionale della classe e ai conflitti tra gli alunni, attraverso azioni di educazione interculturale.
L’integrazione è un concetto multidimensionale che comprende sia l’ambiente scolastico che quello extrascolastico: è importante quindi che vengano coinvolte anche le famiglie nel progetto di accoglienza proposto dalla scuola e che quest’ultima sia a conoscenza della situazione familiare dell’alunno straniero. Il sistema scolastico ha inanzitutto il dovere di garantire al soggetto di poter esprimere il proprio sè nella sua integrità, ossia sentendosi accolto senza dover negare le proprie differenze e le proprie origini. Inoltre sarebbe importante conoscere il percorso che ha svolto lo studente straniero prima di giungere in Italia per capire da quale sistema scolastico provenga e quale grado di conoscenze possieda.
Gli insegnanti, quindi, oggigiorno non sono più chiamati solo ad insegnare, ma devono farlo tenedo conto delle difficoltà specifiche e della differenze culturali dei bambini stranieri. Una didattica personalizzata andrebbe attuata per l’intera classe, non solo nei confronti dei bambini stranieri, ma tanto più per questi ultimi in quanto si trovano in una situazione ancora più complessa.
Questo non risulta essere un compito facile per gli insegnanti, soprattutto in quest’ultimo periodo, dove i fatti della cronaca quotidiana non incitano certo ad un sentimento di fratellanza verso il diverso. I bambini sono “spugne” che assorbono tutto quello che trovano attorno e se nel loro ambiente famigliare sono presenti pregiudizi e stigmi sociali probabilmente tenderanno a ripeterli nel loro ambiente sociale, ossia a scuola. Ciò non può che generare malessere all’interno della classe, sia per il singolo bambino emarginato che per l’insegnante in difficoltà a lavorare in questo clima.
Tra le problematiche che si presentano più spesso quando si parla di integrazione troviamo quindi in primo luogo il fatto che molti bambini immigrati debbano convivere con uno stigma negativo dato dalla loro appartenenza a un determinato gruppo, come quello più generico appunto di “immigrato” oppure di una specifica etnia/nazionalità.
Un’altra difficoltà che può giungere è il fatto che spesso gli alunni stranieri vengano inseriti in un classe italiana non corrispondente alla loro età anagrafica, con conseguente perdita di anni scolastici e difficoltà relazionali con i compagni non coetanei.
Un tema fondamentale quando si parla di integrazione, inoltre, è sicuramente quello delle difficoltà linguistiche. La scuola deve in primis assicurarsi che le comunicazioni inviate alla famiglia siano da queste comprese, altrimenti vanno in tutti i modi rese loro più chiare. Lo studio della lingua italiana deve essere inserito nella quotidianità della vita scolastica degli alunni stranieri, con strumenti per facilitare il suo insegnamento e con attività come laboratori linguistici intensivi.
Solo quando il soggetto avrà acquisito una competenza sufficiente della lingua italiana si potrà passare all’apprendimento della lingua tecnica utilizzata per lo studio.
Vi è infatti il rischio di valutare l’alunno, che sembra saper capire e parlare in italiano, così come se fosse giunto al livello degli altri, tralasciando il fatto che a quel punto necessiterà invece ancora di attenzioni per sviluppare e perfezionare l’italiano più specifico.
Tuttavia, al di là di queste e altre evidenti difficoltà che si possono riscontrare nell’incontro con una persona di nazionalità diversa dalla nostra, se riusciamo a superarle, vedremo come dietro di esse si cela una ricchezza che ogni insegnante ha il dovere di trasmettere ai propri alunni. Il didatta infatti dovrbbe considerare l’integrazione culturale non come un compito in più, ma come un accrescimento scolastico e sociale.
Vi è, dunque, sempre più la necessità di accogliere storie differenti per fare in modo che le diversità non costituiscano più, una volta per tutte, delle problematicità ma solamente un arricchimento di grosso valore.
(a cura della Dottoressa Eleonora Mercadante)