La teoria della mente o TOM (acronimo dall’inglese Theory of mind) è la capacità di capire gli stati mentali altrui: è una teoria che apprendiamo da bambini e che è alla base dell’empatia.

Si definisce teoria della mente o TOM (acronimo dall’inglese Theory of mind) la capacità di capire gli stati mentali altrui.

Questa capacità è normalmente sviluppata da bambini e serve per identificare le credenze, le abitudini e i comportamenti e prevederli, per poter interagire con gli altri. La teoria della mente che qui proponiamo è una teoria psicologica, e non prende in esame il funzionamento scientifico: potremmo definirla più ampiamente una teoria del senso comune e delle abitudini.

A cosa serve la teoria della mente

Capire i comportamenti altrui può essere utile in diverse occasioni, e per questo la teoria della mente può avere diversi risvolti funzionali.

In particolare:

  • Funzione sociale:la mentalizzazione, ovvero capire gli altri, ci aiuta a prevedere gli atteggiamenti delle persone, anche senza l’uso delle parole.
  • Funzione comunicativa:a livello di comunicazione è importante sviluppare un certo grado di empatia e imparare ad ascoltare per comprendere le intenzioni alla base di un messaggio e sapere leggere tutti i dettagli della comunicazione non verbale e paraverbale. In questo modo è possibile anche prevedere i comportamenti dei nostri interlocutori.
  • Funzione preventiva nei bambini:capacità di prevedere i comportamenti degli altri, creandosi delle aspettative e adattando il proprio comportamento in base a queste previsioni, o eventualmente di adattarsi a nuove. È una funzione che serve al bambino per imparare ad essere flessibile davanti alle situazioni.

In generale questa teoria ha una funzione sociale e adattativa, ma ovviamente vi sono casi in cui viene usata a scopi manipolatori. Si tende a definire teoria fredda la teoria manipolatoria, mentre teoria calda quella a scopo prosociale.

I bambini e l’apprendimento della teoria della mente

La teoria della mente è una capacità che viene appresa con gli anni, iniziando appunto da bambini.

Secondo alcuni studi, già a partire dal primo anno di età, quando il bambino inizia a elaborare l’intenzionalità delle azioni, imitando il comportamento dei genitori.

Intorno ai 2-3 anni normalmente il bambino inizia a comprendere anche alcune intenzioni più complesse come le emozioni, i desideri o i giochi di finzione, mentre intorno ai 4 anni la teoria della mente è normalmente un processo già acquisito e completato.

Sempre inerentemente a questi studi, due sono gli studiosi che hanno sviluppato alcuni approfondimenti importanti in questa teoria:

  • Fonagy e la teoria della mente:un buon attaccamento al genitore (o a chi per lui), permette al bambino di sviluppare una capacità di rappresentarsi la mente dell’altro, ossia una corretta mentalizzazione. Questo perché il bambino con una relazione genitoriale stabile (o con una relazione stabile con il suo caregiver), potrà esplorare la sua mente e capirne tutte le implicazioni, potendo poi utilizzare questa informazione appresa, anche per capire gli stati mentali Nel caso l’attaccamento non fosse sicuro, si potrebbe creare una mancanza a livello di empatia o teoria della mente e causare una sofferenza psichica nel bambino.
  • Baron Cohen e la mente: le rappresentazioni mentaliche un individuo si può creare aumentano con l’età e l’esperienza. Questo perché le strutture biologiche del cervello si sviluppano con il tempo, mentre alcuni tratti caratteriali formano parte del corredo genetico. Il mix tra questi due elementi porta a rappresentazioni mentali sempre più complesse.

Partendo da questi principi è possibile comprovare l’apprendimento della teoria della mente attraverso due esperimenti: il test della falsa credenza e il gioco simbolico.

Test della falsa credenza

Il test della falsa credenza e stato ideato da Pemmer e Wilmer nel 1983, per verificare la teoria della mente con bambini tra i 4 e i 9 anni.  Il test consiste nel fare assistera ai bambini a una situazione in concreto per poi chiedere quale sia lo stato mentale dei partecipanti all’azione.

  • Questo test prevede che una bambina di nome Sally entri in una stanza con una bambina di nome Anne. A Sally appartiene un cesto, mentre ad Anne una scatola. Sally mette una palla nella cesta e esce. A questo punto Anne prende la palla e la sposta nella scatola. Dopo poco Sally rientra.

Il bambino dovrà rispondere alla domanda “Dove cercherà la palla Sally, quando rientra nella stanza?”.

I bambini che hanno sviluppato una corretta mentalizzazione risponderanno che Sally cercherà la palla nel cestino (perchè comprenderanno che lei è ignara del cambio che ha realizzato Anne, e sapranno mettersi nei suoi panni).

Gioco simbolico

Il gioco simbolico è un’altra maniera per capire se la mentalizzazione si sta sviluppando correttamente nel sistema cognitivo del bambino.

Il gioco per i bambini si sviluppa in 3 direzioni:motoria (esplorazione fisica dell’oggetto), quella funzionale (capire le funzioni dell’oggetto) e quella simbolica (ossia attribuire un significato diverso all’oggetto: per esempio la penna potrebbe raffigurare un aereo).

Quest’ultimo punto è importante perché il bambino introduce un elemento di fantasia, ma interagisce come fosse reale. Questo atteggiamento è sintomo di una buona capacità di mentalizzazione (ovviamente sempre e quando abbia ben chiara in ogni momento la differenza tra realtà e fantasia).

Usare la Tom

Per poter usare la teoria della mente i bambini dovranno sviluppare diversi aspetti:

  • imparare chele persone si comportano in un determinato modo a causa di desideri e credenze, e che non sempre ciò che si esprime è la verità e non tutti i desideri possono essere esauditi
  • Soggettività vs Oggettività:il bambino capirà che la realtà è soggettiva.
  • La capacità della mentalizzazionesviluppa poi altre attività cerebrali, tra cui l’empatia, che permetteranno al bambino e all’adulto poi di interagire con le persone o difendersi dai manipolatori.

 

Il sistema concettuale e il costruttivismo

La teoria della mente rientra nella corrente psicologica del costruttivismo, secondo cui non esiste un’unica realtà oggettiva, ma ciascuno costruisce la propria realtà partendo dall’interno, ovvero dai giudizi e dal pensiero e da come questi portano all’azione.

Pertanto la realtà che noi costruiamo si basa su concetti interdipendenti che noi abbiamo creato e si trovano nella nostra mente formando un grande sistema concettuale.

Per comprendere questo sistema, visto che appunto non se ne può avere una conoscenza oggettiva, bisognerà basarsi su due aspetti:

  • è un sistema interpretativo:si basa su contenuti che interpretiamo per costruire la nostra realtà mentale.
  • E deduttivo: riusciamo a collegare i concetti e individuare le relazioni tra di essi, grazie a un sistema deduttivo di causa-effetto.

Anche la Teoria della mente rientra in questo sistema cognitivo: possiamo pertanto definirlo come un appoggio cognitivo per comprendere la realtà e predire i comportamenti altrui.

La mente è il mediatore tra la realtà e la persona: se riusciamo a capire ciò che pensa una persona, potremo anche capirne i comportamenti.

La teoria costruttivista vede infatti nella capacità degli individui di creare la propria visione del mondo il punto di partenza del nostro comportamento, e la spiegazione anche al comportamento patologico. Infatti se un individuo crea una visione del mondo autolimitata o distorta, potrebbe provare disagio o sentirsi male.

Cenni storici e studi

I primi a parlare di Teoria della Mente furono Premack e Woodruff nel 1978 con il loro studio sugli scimpanzé e sul comportamento: lo sviluppo di questa capacità appare anche negli umani e nella loro capacità di adattamento sociale e ambientale.

Con questo termine vollero indicare la capacità di individuare gli stati mentali di una persona partendo dal suo comportamento. Questa teoria però sottolinea anche come tale capacità dipenda anche dalle capacità cognitive e relazionali del soggetto sia in presenza di una comportamento sia in presenza di una metarappresentazione (ossia in assenza di dati comportamentali, un individuo potrebbe capire anche da alcuni dati sensoriali come una persona potrebbe comportarsi in date circostanze).

 

Modelli teorici e prove scientifiche

Esistono alcune teorie, che a partire dalla Teoria della mente, cercano di spiegare il funzionamento della nostra mente nell’apprendimento dei comportamenti, della previsione all’azione e dell’empatia:

  1. Teoria della Teoria. Questa teoria fu sviluppata da Gopnik e Wellmann secondo cui la nostra conoscenza del mondo è prevalentemente empirica: il bambino acquisirebbe queste conoscenze attraverso intuizioni, teorie comuni, popolari e ingenue che spiegherebbero diversi campi. Questa teoria della teoria della mente, sarebbe alla base delle sue rappresentazioni mentali, e a sua disposizione poi per relazioniarsi con gli altri e con il mondo.
  2. La teoria modulare: questa teoria prende il nomedalla teoria della mente modulare di Fodor, secondo cui la nostra mente funzionerebbe per moduli. Ogni modulo è specializzato, determinato geneticamente e funzionante in forma autonoma. In questo contesto, alla teoria della mente verrebbe associato solo un modulo concettuale che riceve informazioni dall’ambiente circostante e dall’esperienza ma che si svilupperebbe solo in concomitanza dello sviluppo biologico e neuronale.
  3. Teoria della simulazione.Questa teoria si basa sugli studi di Goldman che prevedono un forte grado di empatia e simulazione tra gli individui per capire gli stati mentali uno dell’altro. Gli individui infatti, se necessario, cercherebbero di simulare gli stati mentali dell’altro, per poter sperimentarne il loro funzionamento o effetti, e poi saperli condividere o riconoscere.

A livello neurobiologico invece, sembra che il lobo responsabile della realizzazione di tale teoria, sia il lobo frontale. In questo lobo dell’emisfero, sono contenuti anche i neuroni specchio, che si attivano sia quando si muovono degli arti, sia per capire le emozioni altrui.

Psicopatologie associate

Al funzionamento mancato o distorto della teoria della mente sono associate alcune patologie, in particolare i disturbi di personalità, autistici e schizofrenici. In questi casi si possono riscontrare dei problemi di mentalizzazione o di metarappresentazione, che inficiano la capacità di capire cosa l’altro provi o il perché di determinati comportamenti, creando così dei forti disagi relazionali.

Autismo e metarappresentazione

L’autismo si caratterizza per una mancanza di comprensione e empatia per l’altro, per problemi che non sono necessariamente linguistici.

Per spiegare questo deficit, si ipotizza che i bambini affetti da sindrome autistica, non riescano a prevedere e intuire i comportamenti degli altri per una mancanza della metarappresentazione. Questa mancanza non permetterebbe un funzionamento corretto della teoria delle Mente portando a una difficoltà empatica e comportamentale.

Scritto da: GuidaPsicologi.it

 

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