Il coronavirus ci ha costretti a diverse misure di contenimento. Ciò che non si può sottovalutare in tale contesto di contenimento è il costrutto di cultura.

In seguito all’emergenza sanitaria del covid-19, sono state adottate, in tutto il territorio italiano, misure ancora più restrittive. Queste misure rientrano nel programma di “Distanziamento Sociale” (Fantozzi & LaSpina, 2010), che prevedono quarantena e isolamento, nel caso di un focolaio epidemico in corso. Il Distanziamento sociale è stato messo in atto precedentemente anche in Cina, territorio dove attualmente si registra una considerevole regressione della diffusione del virus. Costanti, infatti, sono le domande degli italiani circa il successo “rapido” delle misure di contenimento in Italia, come avvenuto per il popolo cinese. Ciò che non si può sottovalutare in un contesto, in cui sono state adoperate misure di contenimento, è il costrutto di “cultura”. Il concetto di cultura ha una natura ambivalente. In senso antropologico, la cultura è il contenitore di un processo dinamico all’interno del quale intercorrono una molteplicità di norme, credenze, costumi, abitudini e artefatti delle attività umane (Mazzara, Leone, Sarrica, 2013). La cultura nell’antropologia è sempre riferita ad un gruppo e mira a comprendere gli aspetti di verosimiglianza. La prospettiva psico-pedagogica, invece, mira a rilevare gli aspetti peculiari e distintivi (Mininni, 2013). In questo senso, la cultura “è tanto grande che torreggia su di noi, come un elefante, e tuttavia è elusiva come una fragile e trasparente libellula” (Mantovani, 1998). Non sono gli essere umani ad acquisire la cultura, ma è la cultura che acquisisce (Bruner,1996) e contiene in sé il sapere collettivo accumulato nella memoria sociale. Essendo però il concetto di cultura un processo dinamico è suscettibile a vari fattori, che ne determinano la forma e la direzione. Tali fattori sono riconducibili, secondo l’antropologo e psicologo olandese G.H. Hofstede (2006), a tre livelli:

  • Individuale – tratto specifico dell’individuo all’interno di ogni cultura che viene ereditato o appreso e che determina la personalità.
  • Collettivo – l’insieme di valori che vengono appresi dall’individuo dall’appartenenza ad uno specifico gruppo o categoria.
  • Universale – che viene ereditata, determinando quindi la programmazione mentale di base.

Hofstede (1996) definisce la cultura come una programmazione dei soggetti, una specie di software culturale, a partire dal contesto di appartenenza. In questa prospettiva, la cultura diviene il mezzo attraverso cui ogni individuo legge, interpreta e interagisce con la realtà in cui è immerso. Non si tratta di aspetti universali, ma questa programmazione assume le caratteristiche proprie delle varie culture ed è inscrivibile all’interno di quattro dimensioni: distanza dal potere; collettivismo vs individualismo; femminilità vs mascolinità; avversione all’incertezza (Hofstede, 1996). Questi modelli culturali di riferimento vanno a determinare l’interpretazione degli eventi da parte dei soggetti, che mettono in campo un repertorio di categorie che sono preesistenti, proprio perché trasmesse dalle comunità di appartenenza.

Ciò che in Cina ha permesso la regressione del virus e la diminuzione dei casi di contagio è racchiusa proprio in questa chiave interpretativa che vede la cultura orientale come fortemente collettivista. Una cultura in cui il ben-essere e la crescita personale sono il risultato del ben-essere collettivo. Quindi, in questo caso specifico, la salute della comunità diventa un bene prioritario rispetto alle esigenze di vita individuali.

Al contrario, il Mondo “Occidentale”, caratterizzato dall’individualismo che si concretizza nel prendersi cura di sé stessi e dei familiari, diventa una chiave interpretativa di molti fenomeni come la fuga dal Nord Italia, gli spostamenti e il saccheggio dei supermercati. In questo contesto, le misure di contenimento, oltre a delle strategie necessarie per il rallentamento dei contagi, diventano, a livello psico-pedagogico, delle occasioni per ripensarsi come comunità, in quanto, l’essere comunità e l’alterità diventano le uniche certezze, in un’epoca “postmoderna” che produce individualità frammentate. La situazione di emergenza, quindi, condurrebbe ad una maggiore frammentazione dell’individualismo.

Scritto da: Concetta PapapiccoSabrina Marzo

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