​Per essere genitore non esiste un manuale d’istruzioni che viene consegnato alla nascita del bimbo, né un decalogo preciso a cui riferirsi come guida nella quotidianità educativa.

 

Per essere genitore non esiste un manuale d’istruzioni che viene consegnato alla nascita del bimbo, né un decalogo preciso a cui riferirsi come guida nella quotidianità educativa di ogni famiglia.

Il ruolo del genitore non è semplice, non è un percorso già scritto da seguire, ma un libro da scrivere insieme ai propri figli, che cambia e che si adatta alle nuove avventure e contraddizioni che ogni famiglia vive. La genitorialità è quel processo attraverso cui si impara a diventare genitori, ovvero a prendersi cura di qualcuno dal punto di vista fisico ed emotivo. Essere genitori richiede un adattamento continuo ai cambiamenti fisiologici e psicologici del sé, parallelamente e congiuntamente ai cambiamenti del figlio e del suo mondo esperienziale in espansione. La genitorialità non si innesca automaticamente con la nascita di un bambino, un genitore cresce e cambia con l’esperienza continua e costante, interrogandosi e riflettendo sui passi che compie ed andando a volte per “prove ed errori”. Ogni adulto trova un proprio modo per esserlo, partendo dalla propria storia personale e dalle sue caratteristiche individuali.

Per stile genitoriale si intende la modalità educativa e accudente con cui i genitori svolgono le funzioni genitoriali e si rapportano ai propri figli.

I 4 modelli di stile educativo genitoriale

Ci sono 4 modelli di stile educativo genitoriale:

  • Stile educativo autoritario

Il genitore è guidato da principi rigidi e adotta una serie di regole ed eventuali punizioni che prevedono l’uso di molti “NO”, a volte anche minacce e ricatti, non scende a compromessi e non spiega le regole, frequentemente alza la voce, perde la pazienza e non accetta di essere contraddetto.

Il bambino cresce così in un ambiente costruito sul divieto, dove il rapporto genitore-figlio non è centrato sulla comunicazione affettiva e sul rispetto dell’individualità, ma su un eccessivo controllo del comportamento del figlio, indipendentemente dall’età e dal contesto in cui si trova. Crescere in un ambiente così rigido impedisce al bambino di sperimentare sbagliando e di comprendere il valore delle regole. Questi bambini solitamente mostrano una scarsa stima di sé e delle proprie capacità, sono dipendenti e non sanno agire da soli, crescono insicuri e incapaci di scegliere da soli, perché non hanno avuto la possibilità di sperimentarsi, anche sbagliando, in modo autonomo.

  • Stile educativo permissivo

Esattamente all’opposto di quanto detto prima, il genitore in questo caso è estremamente tollerante nei confronti dei comportamenti e delle richieste del bambino, non esercita su di lui né controllo né autorità, non guida il figlio nelle sue scelte e non si sente responsabile di correggerlo. Il suo motto è quello di “lasciare libero il bambino senza alcun limite”, non imponendo regole né punizioni e quando lo fa, queste non sono chiare e coerenti.

Il possibile rischio di questo stile è che i bambini si sentano disorientati, perché non trovano le regole di cui hanno bisogno per sapere cosa fare e come controllare le pulsioni, non potendo far affidamento su una guida sicura. Il rapporto tra genitore e figlio appare troppo paritario. In questo clima educativo i figli crescono ugualmente insicuri, con una scarsa fiducia in sé e appaiono meno maturi dei coetanei; da adolescenti, inoltre, possono sviluppare comportamenti di tipo antisociale e devianti.

  • Stile educativo trascurante/rifiutante:

Il genitore negligente è quello che non è in grado di fornire al bambino una base sicura e quel punto di riferimento di cui ha bisogno. Non è né esigente, né permissivo, bensì distaccato: tiene il figlio a distanza, ignora le sue necessità, non lo controlla e non fornisce sostegno, né affetto, non sente responsabilità educative, evita la comunicazione e non tiene conto dei sentimenti del bambino.

  • Stile educativo autorevole

Il genitore attraverso questo metodo educativo richiede rispetto stabilendo poche e chiare regole di comportamento che variano in base al contesto e all’età del bambino. Il genitore è maggiormente consapevole della sua responsabilità educativa, sa quando occorre dire “NO” e quando negoziare una regola, privilegiando un rapporto aperto allo scambio di idee, giustificando le sue richieste. Rinforza in modo coerente le regole aspettandosi comportamenti maturi e responsabili, può far ricorso a punizioni, proporzionate all’agito, ma ne spiega i motivi, dando la possibilità di replicare e di esprimere la propria opinione al figlio. Incoraggia il bambino ad essere autonomo e riconosce le sue qualità, ma anche i suoi limiti. Rispetta i desideri del bambino e ne sollecita le opinioni e i sentimenti. Ama incondizionatamente il figlio, ma non sempre approva i suoi comportamenti.

Questi bambini crescono con una buona fiducia in sé e una maggiore autostima rispetto agli altri, sono maturi e responsabili, autonomi ma rispettosi delle regole, si assumono le loro responsabilità e sanno dire di “no”. Il rapporto genitore-figlio è equilibrato, rispettando la differenza generazionale.

In conclusione per crescere figli sani e forti dal punto di vista emotivo, lo stile educativo più consono è sicuramente quello autorevole.

Scritto da: Ma.Lu.A. Studio Psicologia – dott.ssa Crocicchio MariaGiovanna