Le ricerche sulla ruminazione depressiva sottolineano il ruolo di tre principali fattori evolutivi implicati nello sviluppo di tale stile ruminativo.

Perché alcune persone tendono a ruminare maggiormente rispetto ad altre? Da cosa dipende? Le ricerche sottolineano il ruolo di tre principali fattori evolutivi implicati nello sviluppo dello stile ruminativo: l’abuso infantile, lo stile genitoriale e la differenza di genere.

Sebbene la ruminazione sia una risposta generalmente comune, che può risultare utile al fine di sviluppare un piano d’azione per la soluzione di un problema, se utilizzata in maniera pervasiva, come strategia abituale di regolazione emotiva, può divenire disfunzionale favorendo il mantenimento di un circolo vizioso depressivo in cui l’attenzione dell’individuo viene focalizzata in maniera ripetitiva sugli stati emotivi interni che a loro volta, interferendo nei comportamenti funzionali di soluzione attiva dei problemi, esacerbano gli effetti dell’umore depresso (Nolen-Hoeksema, 1991; Nolen-Hoeksema et al., 2008; Smith e Alloy, 2009).

Ma come può la ruminazione divenire uno stile di risposta abituale? Le ricerche hanno evidenziato che tale modalità può essere appresa dall’individuo, a partire dall’infanzia, come strategia di regolazione emotiva in seguito al vissuto di particolari situazioni. (Palmieri, 2014).

L’abuso infantile

Un primo fattore che favorirebbe la tendenza alla ruminazione riguarda il vissuto di eventi traumatici, primo tra tutti l’abuso sia a livello psicologico sia a livello fisico e/o sessuale (Sarin e Nolen-Hoeksema, 2010). In questo caso, il bambino, non avendo a disposizione altre abilità di regolazione, utilizzerebbe la ruminazione come strategia di coping al fine di dare un senso all’esperienza vissuta, spesso di difficile comprensione e di cui viene vietato di parlare (Conway et al., 2004). Tale modalità quindi, partendo dal rappresentare una strategia adattiva di riduzione della sofferenza, attraverso il rinforzo e l’applicazione indiscriminata ad altri contesti, arriverebbe ad essere disfunzionale contribuendo al mantenimento e all’esacerbazione dei sintomi depressivi (Watkins, 2016). A questo proposito Rooosa et al. (1999) hanno rilevato l’esistenza di un’associazione tra abuso subito in età infantile e sviluppo della depressione in età adulta, dato confermato anche dagli studi di Spasojevic e Alloy (2002). Sempre a questo proposito Conway (2004) ha esaminato la relazione tra abuso, ruminazione e disforia notando come coloro che riportano di aver subito maggiori esperienze di abuso, presentano livelli più elevati di ruminazione e di disforia.

Lo stile genitoriale

Un altro elemento che faciliterebbe lo sviluppo della ruminazione è lo stile genitoriale ipercritico, passivo e/o ipercontrollante. Nel caso di genitori iper-critici, incapaci di rispondere adeguatamente ai bisogni del bambino, questo si troverebbe a trascorrere molto tempo analizzando e valutando le motivazioni ed i segnali dell’altro al fine di predirne i comportamenti ed evitare rimproveri e punizioni. Ciò lo porterebbe però a ritirarsi sempre più nell’interiorità, evitando di esprimere i propri pensieri ed emozioni (Conway et al., 2004; Spasojevic e Alloy, 2002). Nel caso di genitori iper-controllanti, il piccolo mancando della possibilità di sperimentarsi nelle varie attività, potrebbe sviluppare la percezione di avere scarso controllo sull’ambiente e potrebbe essere indotto ad una maggior tendenza alla passività ed al ritenersi senza speranza di fronte alle delusioni (Nolen-Hoeksema, 1998). Infine nel caso di genitori con stile di coping passivo o ruminativo, il bambino trovandosi senza modelli di riferimento da seguire, riguardo l’apprendimento di strategie di problem solving e di coping attive, sarebbe portato a sviluppare uno stile di risposta ruminativo (Nolen-Hoeksema, 2004).

Le differenze di genere

Un ultimo fattore che potrebbe fungere da antecedente evolutivo della ruminazione è quello delle differenze di genere legate a diversità biologiche ed ambientali (Palmieri, 2014). Riguardo i fattori biologici, Nolen-Hoeksema (2004) ha osservato che i bambini fisiologicamente più reattivi allo stress, tendendo a riscontrare maggiori difficoltà nella gestione di stati emozionali negativi, sarebbero spinti a focalizzarsi maggiormente su tali vissuti sviluppando un pattern di risposta di tipo ruminativo. Riguardo i fattori ambientali invece, per cultura maschi e femmine tendono a ricevere insegnamenti differenti dai genitori riguardo le modalità di gestione delle emozioni negative. Mentre i maschi sono da una parte scoraggiati ad esprimere emozioni di paura o tristezza e dall’altra sono sollecitati a mostrarsi forti di fronte alla difficoltà, ciò non accade per le femmine. Questo atteggiamento porta così a favorire nei maschi l’assunzione di stili di risposta attivi come la “distrazione” o il “problem solving costruttivo” per regolare l’umore depresso, mentre nelle femmine è favorito un comportamento più passivo che incentiva ad utilizzare maggiormente la ruminazione come strategia di comprensione delle possibili cause ed implicazioni del loro stato d’animo. A sostegno di tale ipotesi, vi è il dato che il numero di donne che soffre di depressione è doppio rispetto a quello degli uomini.

Concludendo, dato l’importante ruolo svolto dalla ruminazione come fattore di vulnerabilità per lo sviluppo della depressione, risulterebbe auspicabile incrementare la ricerca, ad oggi piuttosto limitata, sulle basi evolutive dei fattori che fungono da antecedenti dello stile di risposta ruminativo. In particolare, i dati attuali, da cui partire per successive indagini, suggeriscono come il vissuto di particolari situazioni, fin dall’infanzia, porti l’individuo a sviluppare strategie di regolazione emotiva come la ruminazione (Palmieri, 2014).

 

Scritto da: Giulia Mangani