Le emozioni non sono di per sé malsane, ma può esserlo l’uso che se ne fa. Le emozioni vanno accolte, ascoltate e indirizzate in senso costruttivo.
Paura, tristezza ed ansia, alcune delle emozioni legate al contesto di emergenza da COVID-19 che è necessario accettare, ma che non devono governare le nostre giornate.
Continuano le interviste a grandi professionisti in merito al tema “Emozioni e Ragione ai tempi del Coronavirus”. Nella presente intervista sentiremo il punto di vista ed il suggerimento della grande Sandra Sassaroli, che ci spiegherà come approcciarci alle emozioni predominanti di questo momento come ansia e tristezza e soprattutto come utilizzarle a nostro vantaggio.
La Prof.ssa Sandra Sassaroli, Psichiatra e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Direttore di Studi Cognitivi, Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale, Direttore del dipartimento di Psicologia alla Sigmund Freud University di Milano e Socio Didatta SITCC – Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva, parte con il fare una breve premessa su che cosa siano le emozioni.
Le emozioni non sono altro che informazioni urgenti sul mondo.
La paura, ci spiega la Prof. Sassaroli, ci informa e ci mette in guardia di fronte ad un possibile pericolo o difficoltà e tale emozione ci aiuta a scegliere in modo rapido una strategia che permette di salvarci la vita o uscire da quella situazione, mediante risposte come quella di attacco o fuga.
Le emozioni sono informazioni che servono per organizzarci nel mondo, sottolineando dunque il forte carattere adattivo delle stesse. La paura è infatti un’emozione di base che nella storia dell’uomo ne ha garantito la sopravvivenza nei momenti di minaccia ed incertezza. La Prof.ssa Sassaroli riprende l’esempio di questo preciso momento ossia l’arrivo di questo nemico di cui conosciamo solo il nome: Coronavirus.
In questo caso non possiamo pensare di non provare paura o ansia, ma diventa importante usare queste emozioni a nostro vantaggio.
L’ansia adattiva in questo caso, ci spinge a mettere in atto comportamenti prudenziali per salvaguardarci e non infettarci come ad esempio, mantenere la distanza dagli altri, lavarci spesso le mani, usare la mascherina…
L’ansia disadattiva invece, è un’ansia talmente alta che coinvolge la nostra mente in pensieri catastrofici e rimuginii, del tipo non finirà mai, non ne uscirò mai, moriremo tutti, che ci distraggono e non aiuta a mettere in atto strategie funzionali ed anzi potrebbe esporci ad ulteriore rischio. Quando ciò si verifica, ci suggerisce la Prof.ssa Sassaroli, dobbiamo riportare l’ansia in modo realistico a comportamenti prudenziali.
Ma abbiamo parlato anche della tristezza.
In merito alla tristezza, la Prof. Sassaroli, ancora una volta parte con il sottolineare la natura essenziale ed il ruolo adattivo di tale emozione, anch’essa molto presente in questo delicato momento.
Anche la tristezza ci serve. Ci è servita da sempre ad elaborare le perdite.
Anche la tristezza ci è sempre servita, ci ricorda la Prof.ssa Sassaroli, ci consente di elaborare le perdite, elaborare i lutti, ci serve per fare i conti con ciò che avevamo e che non abbiamo più.
Un’emozione anch’essa essenziale e di base, non solo nostra ma presente anche nei mammiferi.
Essere tristi in questo momento non deve preoccuparci, ci suggerisce la Prof.ssa Sassaroli, perché può esserci un uso utile della tristezza.
Pertanto il suo consiglio è quello di fare i conti con la nostra tristezza, imparare a starci dentro, accettarla sapendo che possiamo aver perso un amico, una persona cara, aver perso uno stile di vita che avevamo prima dell’emergenza del coronavirus e che di fronte a tali vissuti o pensieri non possiamo non sperimentare tristezza. Avere pensieri tristi e nostalgici è per così dire “normale”, ma anch’essi devono essere utilizzati per guidarci verso comportamenti prudenziali. Importante non caderci dentro, soprattutto per chi può avere una certa vulnerabilità a tali stati emotivi. Ciò che potrebbe divenire pericoloso è sprofondare in una situazione di tristezza assoluta, mettendo in atto comportamenti disfunzionali come mettersi al letto, smettere di nutrirsi…
Dunque ciò che sembra voler evidenziare la Prof.ssa Sassaroli è che non sono le emozioni in sé ad essere malsane, ma può esserlo l’uso che si fa delle stesse. Le emozioni vanno accolte, ascoltate e indirizzate in senso costruttivo.
Accettiamo la tristezza, usiamo l’ansia, ma non facciamoci governare dalla tristezza e dall’ansia ma mettiamola al servizio di ciò che ci serve adesso per uscirne fuori nel modo migliore possibile!
Scritto da: Valentina Nocito