Ci avvicineremmo pian piano a riprendere le nostre libertà. Ma siamo pronti? Attenzione perché il mondo potrebbe non essere come lo abbiamo lasciato
Improvvisamente la nostra vita è cambiata: i diversi decreti che si sono succeduti ci hanno visto abbandonare le nostre abitudini, le nostre routines, la nostra libertà.
Quali sono gli effetti psicologici del COVID-19, o meglio della pandemia? Quando tutto sarà finito come reagirà la mente? Il rischio di un Disturbo da Stress Post Traumatico è reale! La parola chiave diventa: RESILIENZA.
Dichiarazione della pandemia
Improvvisamente la vita di tutti noi è cambiata: da Febbraio si sono susseguiti una serie di Dpcm (Decreti ministeriali del presidente del consiglio) dal contenuto sempre più restringente, passando dall’epidemia alla pandemia: ci hanno detto di non recarci più a lavoro, di non andare più a scuola, gradualmente di non recarci più in palestra, di non andare più a correre, o al centro commerciale, ai giardinetti, di non incontrare più gli amici, né tantomeno i nostri cari. In questa escalation di privazioni ci è stato detto di AVER PAURA!
Per quale motivo? Per quale assurda ragione dobbiamo rinunciare alla nostra libertà?
Il motivo è invisibile, un virus che non possiamo percepire, ma che sta mietendo tante vittime in tutto il mondo.
E allora la priorità assoluta è divenuta preservare il bene primario, la vita. Restando chiusi in casa, uscendo solo per motivi strettamente necessari, e con le dovute cautele (mascherine e guanti entrati ormai a far parte del nostro abbigliamento), si riduce il rischio di essere contagiati.
Come recita l’art.13 della Costituzione Italiana
La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione […] se non per atto motivato dall’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge.
E l’art.16 prosegue
Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.
Le limitazioni la legge le ha stabilite, non è possibile neppure uscire dal proprio comune e per circolare occorre portare con sé un modulo, un’autocertificazione, sì perché se non c’è un valido motivo che giustifica il nostro spostamento si va incontro ad un’ammenda e si diventa fuorilegge.
All’improvviso la tecnologia è diventata la nostra migliore alleata, non che prima non lo fosse, costringendo anche chi aveva poca dimestichezza con smartphone, tablet e pc a familiarizzare con essi, con lo scopo comune di restare “collegati” con il mondo. Ecco allora che si è iniziato a lavorare da casa con la formula dello smart working, gli studenti hanno iniziato a fare scuola in videoconferenza, tutti siamo ricorsi alle videochiamate per poter comunicare e restare in rete.
Persino le terapie psicologiche-psicoterapiche si svolgono online…
Effetti psicologici della quarantena
Gli occhi sono puntati sulla salute fisica ed è giusto in un momento di emergenza.
Ma guardiamo ora l’altra faccia della medaglia! Quali effetti comporta questa clausura obbligata? Quali sono gli effetti psicologici?
Ciascuno di noi “era” abituato a ritmi frenetici, tra lavoro, scuola, famiglia, impegni con gli amici, hobby…le giornate erano scandite da ritmi frenetici e 24 ore erano a volte anche poche per far fronte ai tanti impegni. All’improvviso tutti abbiamo dovuto rinunciare a tutto ciò: costretti a casa, a vivere h24 con i nostri familiari: niente più svaghi, niente più spazi propri, ma un unico spazio condiviso.
A breve termine c’è chi può aver beneficiato di questa spina staccata, sicuramente i bambini, finalmente a casa con mamma e papà e non più sbalzati tra nido, scuola e nonni. Gli stessi bambini che non riescono a spiegarsi e rappresentarsi questo cambiamento repentino, che relegati in casa non capiscono perché non possono più andare fuori a giocare, non possono più incontrare i compagni, o andare dai nonni.
Tutti siamo magari stati “contenti” di poterci riposare un po’…ma nessuno immaginava inizialmente tutto questo, nessuno immaginava la gravità della situazione e il suo perdurare così a lungo.
Ogni giorno veniamo bombardati da informazioni e la speranza è che ci venga detto che è tutto finito e possiamo finalmente riappropriarci della nostra vita. Invece no, tra informazioni spesso divergenti tra loro, la vecchia vita sembra ormai un ricordo lontano e tutti siamo chiamati a riformulare le nostre priorità e le nostre abitudini.
Allora ecco che si insinua la paura, perché la mente umana ha paura dell’ignoto, il non conosciuto: ci affidiamo a ciò che conosciamo perché ci fa sentire sicuri, tranquilli, protetti, perché ci permette di poter prevedere le conseguenze, rinunciando ad esplorare ciò che è posto in ombra, ciò che è sconosciuto o poco noto, proprio perché riduce la nostra capacità di predire, agire, reagire.
Come reagiremo una volta terminata la fase 1? Dal 4 maggio potremo di nuovo circolare e non vediamo l’ora che ciò succeda, siamo scalpitanti, contando i giorni e le ore che ci separano dalla rinascita, dalla riconquista dei nostri spazi.
Ma sin da ora quotidianamente i mezzi di informazione ci mettono in guardia sulle buone norme da seguire, sulle cose da evitare, sul come comportarci nel nuovo mondo “digitalizzato”: sono, infatti, al vaglio diverse ipotesi su app in grado di avvisarci se veniamo in contatto con possibili soggetti contagiati, il tutto nel rispetto della privacy.
Siamo pronti? Davvero non vediamo l’ora di riaccendere i motori?
Sicuramente c’è bisogno di ripartire, in primis per ragioni economiche, dato lo stallo nel quale siamo confinati.
Ma teniamoci pronti perché il mondo non sarà come lo abbiamo lasciato: la spensieratezza che fino a gennaio connotava ciascuno di noi, ha lasciato il posto alla paura. Si ha paura di andare al supermercato, si avrà paura di prendere un mezzo pubblico, si avrà paura di incontrare un amico, si avrà paura di fare qualsiasi cosa che prima era automatica. Nel prossimo futuro ogni nostra azione diverrà ragionata e dovremo imparare a convivere con emozioni quali l’ansia, l’angoscia, la tristezza.
La mente umana necessita di tempi adeguati per metabolizzare gli eventi, darvi un senso ed accettarli: il COVID-19 rappresenta sicuramente un trauma per ciascuno di noi, esso ha posto una frattura tra un prima e un dopo. Infatti nella vita che vivremo la memoria ci riporterà costantemente ai momenti pre-pandemia e non potremo non provare un senso di sopraffazione perché la nostra capacità di autodeterminazione verrà messa a dura prova!
In seguito all’esposizione a eventi del genere è possibile sviluppare un Disturbo da Stress Post Traumatico (PTDS). Infatti, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione (DSM-5) riconosce tra i criteri per la diagnosi come la persona debba essere stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti entrambe le caratteristiche seguenti:
- la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri;
- la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore.
La parola d’ordine, allora, diventa RESILIENZA, intesa come capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici e/o stressanti, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità, senza soccombere.
È imprescindibile non lasciarsi abbattere dal cambiamento, ma trarne insegnamento per la vita futura.
Ecco allora che lo slogan “ANDRA’ TUTTO BENE”, che ci siamo ripetuti come un mantra sortirà effetti benefici: bisogna crederci! Allora sì che andrà tutto bene!
Scritto da: Debora Pannozzo