La separazione è una sorta di lutto, gli stili educativi cambiano e bisogna che il genitore si adatti.

Gli adulti per concentrarsi sul ruolo genitoriale devono essere in grado di elaborare il lutto della separazione, e ciò non è scontato, né immediato. Come fare?

Il perdurare di risentimenti e rabbia costituisce una fonte di stress e di disagio, per tutti, poiché sono ancora attive dinamiche di conflitto. Ne deriva che la separazione dei genitori non è l’agente principale della sofferenza dei figli, quanto il permanere del conflitto tra di loro, che assorbe energie, tempo, testa e cuore rispetto ai bisogni quotidiani dei minori.

Se è vero che il contratto matrimoniale, o la convivenza, possono sciogliersi essere genitori richiede responsabilità protratta nel tempo!

“Separarsi” è un evento doloroso, richiede tempo per essere metabolizzato e, a volte, anche aiuto ma, detto ciò, i primi che necessitano tutela sono i più fragili, coloro che insieme si è deciso di concepire e crescere.

Come educare dopo la separazione?

La separazione prima, e il divorzio dopo, suggellano la fine dell’unione legale tra gli adulti, ma resta aperta la relazione genitoriale.

Gli studi recenti su un’ampia casistica parlano di una percentuale intorno al 40% di coppie separate o in via di separazione, tanto che essere figli di genitori separati oggi non costituisce più un elemento discriminante tra i pari, proprio perché traduce un’esperienza ampiamente condivisa.

Rispetto alla genitorialità, nei primi due anni dalla fine del rapporto, si osserva un “calo della capacità genitoriale” che si manifesta con carenza di supporto, facile irritabilità alle richieste dei figli, iper-responsabilità, specie per le madri che si trovano ad affrontare il mondo lavorativo e ad assolvere, al tempo stesso, a ruoli normativi per lo più di spettanza paterna.

A ciò possono affiancarsi: problemi di ordine economico e modifica dello stile di vita cui si era abituati. Di contro, da parte del genitore che esce di casa, si osserva il soddisfacimento delle richieste dei figli attraverso il ricorso alla Carta di Credito, che diviene mezzo di “accaparramento” dei figli” divenendo il “genitore buono, comprensivo e molto generoso”!

Le dinamiche da evitare

Differenti stili educativi genitoriali vengono adottati poca importa se, alla lunga, producono contrasti tra gli adulti e inviano ai figli messaggi psicoeducativi incongrui, cui ognuno cerca di trarre il massimo profitto per se stesso.

Ad esempio: “a ciò si penserà dopo”! Quando? Per lo più tardi, quando questo “modus” è diventato “scontato, dovuto” e strumento di “potere” nei confronti dell’adulto, laddove non gli fosse più possibile procedere secondo tale parametro, per la costituzione di un nuovo nucleo familiare, per l’arrivo di un figlio da parte della nuova coppia, o per motivi di qualsiasi altra natura.

A ciò si aggiunga il fatto che “l’occuparsi, il prendersi cura, l’ascoltare” non sono liquidabili con nessuna carta di credito, ma con la sana normalità di assolvere ad uno dei primi principi della “competenza genitoriale” che presuppone presenza, disponibilità, accoglienza, vicinanza, anche se con modalità diversificate, oltre al mantenimento economico per le necessità materiali.

Mi verrebbe da salutarvi con queste parole: “meno “bancomat”, più presenza ed ascolto!

A tal proposito vi segnalo un film dell’attuale stagione, che offre spunti interessanti: “I Bambini sanno”.

Dott.ssa Annalisa Orsenigo

Scritto da: GuidaPsicologi.it