Continua il tuo percorso anche a distanza: non perdere la fiducia nella relazione terapeutica.
L’uomo ragionevole si adatta al mondo, l’uomo irragionevole insiste nel cercare di adattare il mondo a sé: così scriveva George Bernard Shaw. In tempi di isolamento forzato, anche la terapia e i professionisti hanno dovuto adattarsi all’obbligo di stare in casa. E, forse, è molto più facile di quanto possa sembrare in apparenza.
Abbiamo intervistato la dottoressa Patrizia Mattioli e abbiamo parlato con lei di terapia online, del passaggio dalla modalità presenziale classica a quella virtuale, di sensazioni, timori e linguaggio del corpo.
Quali sono le differenze tra la terapia classica e quella online?
La psicoterapia si svolge all’interno di una cornice molto rigida che viene definita setting, e che è l’insieme di una serie di norme che regolano il rapporto tra terapeuta e paziente. Il setting è sia uno spazio mentale che uno spazio fisico delimitato, per esempio, dal luogo in cui si svolge la terapia, dall’orario, dal giorno, dalle modalità di pagamento, dalla natura dei contatti tra paziente e terapeuta al di fuori delle sedute e altro ancora.
La terapia online segue le stesse regole rigide, la differenza sta nel fatto che la relazione terapeutica è priva di presenza fisica dei due interlocutori, e viene effettuata in uno spazio virtuale, internet, e veicolata da uno strumento “nuovo”: pc, tablet o smartphone.
Gli aspetti importanti affinché una terapia sia efficace non sono diversi: l’alleanza terapeutica, l’empatia, la fiducia, la costruzione di obiettivi su cui lavorare. Sono tutti elementi presenti in entrambi i percorsi perché non sono legati alla concretezza della terapia, ma ai suoi aspetti relazionali e progettuali.
Il mio terapista accetterà di fare sedute online?
Oggi sono sempre di più i terapisti che offrono come servizio la possibilità di fare terapia online. Le attuali restrizioni dettate dalla necessità di contenere il contagio da virus Covid19 ha spinto anche i più scettici a trasferire online la maggior parte delle psicoterapie
Sarà strano?
Inizialmente può sembrare curioso il cambiamento, se si passa alla modalità online dopo un periodo di psicoterapia in presenza, ma è un effetto che si risolve velocemente e non interferisce con il proseguimento del lavoro.
Sarà efficace allo stesso modo?
È una domanda su cui si riflette da una ventina di anni, vengono sollevati dubbi sull’effettiva possibilità di ricostruire online un’adeguata vicinanza emotiva e sufficienti processi empatici che mettano il paziente in condizione di raccontarsi e affidarsi, e molte sono le ricerche effettuate proprio per misurare l’efficacia delle terapie online e la differenza con le psicoterapie in presenza. Non entro nel merito delle ricerche che possono essere ritrovate facilmente nel web. In linea generale molte ricerche hanno dimostrato che le perplessità sono per lo più pregiudiziali, e che la terapia online può avere la stessa efficacia della psicoterapia in presenza, a volte addirittura sembra essere più efficace.
Come funziona?
Il funzionamento di una terapia online non è diverso da quello di una terapia in presenza: si prende appuntamento con lo psicoterapeuta scelto e ci si mette in contatto tramite Skype, Whatsapp, FaceTime o attraverso un’altra piattafomra. In quel giorno a quell’ora ci si incontra virtualmente e si procede con il colloquio esattamente come avverrebbe nello studio.
Come devo prepararmi per le sedute?
Lo stesso discorso vale per l’impegno che il paziente deve mettere nel suo lavoro: fare gli esercizi o le riflessioni che il terapeuta gli indica e riportare il materiale che ne risulta nell’ora di terapia virtuale come materiale di lavoro.
Ci sono altri vantaggi nella terapia online?
Ci sono molti vantaggi nelle terapie online. Oltre a essere possibili a distanza, quindi permettere di scegliere anche uno specifico tipo di terapia e di terapeuta, aiuta a mantenere la continuità in una relazione terapeutica se per esempio uno dei due si trasferisce in altra città. È fruibile poi anche da chi ha difficoltà a raggiungere il terapeuta per motivi di lavoro o per questioni personali, pensiamo a chi non riesce a superare la paura del giudizio e la vergogna per il fatto che si rivolge a uno psicoterapeuta, oppure pensiamo a chi ha problemi a spostarsi da casa per malattia o per qualche handicap. Per alcune persone, poi, può essere più facile aprirsi e raccontarsi se si sente protetto da uno schermo.
Ovviamente fare terapia online comporta un cambiamento della routine. Ma, in questo momento, permette di proseguire con la terapia. Vorrei commentasse questo aspetto.
Spostare la psicoterapia da un piano reale a un piano virtuale comporta ovviamente degli adattamenti perché non sempre è possibile ritagliarsi uno spazio di privacy in cui collegarsi. Soprattutto in questo momento di isolamento sociale, in cui alle persone è richiesto di rimanere a casa e lavorare in smartworking, chi condivide piccoli spazi con partner, coniugi e figli, può avere difficoltà a mantenere la continuità nel suo percorso di terapia.
Vince chi ha più fantasia utilizzando l’automobile, o un orario in cui gli altri sono occupati in altre attivita o distratti dalla televisione, per isolarsi ed effettuare la seduta virtuale.
Fare terapia per chat o tramite telefonata è la stessa cosa? In altre parole, quanto è importante il linguaggio del corpo?
Il linguaggio del corpo è molto importante, ma quello che accade nella psicoterapia va oltre. Quello che è massimamente terapeutico nella psicoterapia è la relazione che si crea tra terapeuta e paziente, e questa riguarda aspetti più astratti del solo linguaggio del corpo, si realizza piuttosto in piani di fiducia, empatia, sostegno, etc. In altre parole, dipende da quanto il terapeuta riesce a cogliere il mondo interno del paziente e da quanto il paziente si sente capito e riconosciuto. Dipende anche, dunque, da quanto il paziente percepisce come stabile e affidabile il suo terapeuta. Questi sono aspetti che possono fare a meno, anche se non sempre, della condizione di presenza.
Scritto da: GuidaPsicologi.it