È il processo di adattamento alle avversità, a un trauma, a una tragedia, a una minaccia, o a fonti significative di tensione.

 

Le persone generalmente riescono ad adattarsi con il tempo alle situazioni che cambiano drasticamente la loro vita, e quello che permette di adattarsi è una risorsa chiamata resilienza. Non si tratta di qualcosa che la gente ha o non ha, ma è una caratteristica che include comportamenti, pensieri e azioni che chiunque può imparare e sviluppare.

Cos’è la resilienza?

La resilienza è il processo di adattamento alle avversità, a un trauma, a una tragedia, a una minaccia, o a fonti significative di tensione. Significa respingere un’esperienza difficile come se fossimo molle. Ciò non vuol dire che una persona non viva difficoltà o angosce.

Il dolore emozionale e la tristezza sono comuni nelle persone che hanno patito grandi avversità o traumi nella propria vita. Ma le persone resilienti sono persone che riescono a superare queste avversità, riuscendo a dare un nuovo senso alla propria vita e superando il dolore.

Lo psicologo e neurologo Boris Cyrulnik ha coniato il termine resilienza studiando i bambini che hanno subito traumi violentissimi (dai bambini rinchiusi nei lager comunisti o nei campi di concentramento nazista o mutilati in guerra o vittime di abusi sessuali), scoprendo che queste sofferenze non sempre definiscono il destino dei futuri adulti.

Si ritiene che un punto chiave nella costruzione dell’identità dei bambini sia fino ai 6 anni: ma proprio fino a questa età i bambini dimostrano una capacità di resistenza e di trovare le risorse psicologiche per rispondere e superare questi traumi delineando così una personalità futura sana.

Il neologismo resilienza deriva infatti dal campo della fisica (e si riferisce all’energia assorbita da un corpo per rispondere alle deformazioni elastiche) e dell’ingegneria (dove indica la capacità di un materiale di resistere a forze dinamiche, come colpi o urti, assorbendo l’energia prodotta deformandosi con deformazioni elastiche e riuscendo a contenere il colpo).

La resilienzia in psicologia si definisce come una caratteristica psichica che si modifica nel tempo in base alle esperienze e al vissuto di ogni persona. Esistono 3 capacità resilienti:

  • Affettiva:riguarda la sfera affettiva, la socializzazione, la maturità affettiva e il senso del sé e dei valori.
  • Istintivo:è un processo tipico dei primi anni di vita con caratteristiche legate all’egocentrismo e al senso di onnipotenza.
  • cognitiva:riguarda la capacità di utilizzare correttamente le capacità intellettive simbolico-razionali.

Le persone resilienti sono normalmente persone che integrano e mescolano queste capacità con la propria esperienza riuscendo ad arrivare a gestire le difficoltà della vita, creando nuovi ambiente positivi. La resilienza indica non solo la capacità di resistere e assorbire i colpi, ma anche quella di ricostruire un ambiente, individuale, sociale e fisico, dove poter vivere bene.

Momenti difficili: quando la vita ti mette a dura prova

Esistono diversi momenti difficili e bui che ci possono mettere a dura prova, dagli eventi negativi a eventi traumatici. Abbiamo visto come il termine resilienza nasca dallo studio realizzato su bambini con traumi profondi, ma questo non significa che anche gli adulti non possano metterlo in pratica.

Gli eventi che ci potrebbero richiedere un atto di resilienza sono molteplici.

Alcuni esempi:

Eventi negativi adulti: la morte di un coniuge o di una persona cara, la separazione o il divorzio, le malattie, la prigione, la perdita del lavoro.

Eventi traumatici dei Bambini: morte dei genitori o di un famigliare molto vicino, divorzio dei genitori, malattie del bambino o del genitore, l’abbandono.

Questi eventi minano alla base l’equilibrio del bambino e dell’adulto, creando stress, dolore e la sensazione di aver perso tutto. Le persone resilienti, con il tempo ovviamente, riescono in qualche modo a ricostruire a generare un nuovo futuro per loro stessi e i loro cari.

Si può imparare a essere resilienti, imparando ad affrontare tutte le fasi psicologiche che una perdita suppone e una volta accettato il lutto, superarlo attraverso la costruzione di una nuova vita. Ma come allenare la resilienza?

Decalogo della Resilienza: come allenarsi per la resilienza

  1. Il cambiamento come parte naturale della vita.Accettare le situazioni che non si possono cambiare può aiutare a concentrarti sulle circostanze che puoi modificare. Starai così accettando e non rifiutando il potere trasformatore della vita. Allo stesso tempo il tuo sistema immunologico te ne sarà grato.
  2. Crea legami sani.È importante creare legami di qualità, accettare l’aiuto e l’appoggio che ci viene dato. Starai quindi accettando la tua “vulnerabilità” come essere umano che ha bisogno di affetto e, a volte, di sostegno nei momenti drammatici. Vulnerabilità non è debolezza ma forza perché accettiamo la nostra natura sensibile. Per molte persone utilizzare i mezzi precedentemente menzionati può essere sufficiente. Nonostante ciò, in alcuni casi, una persona può avere difficoltà nel seguire il cammino della resilienza. In questo caso dovrà richiedere l’aiuto di un professionista.
  3. Concentrati sul raggiungimento di un obiettivo realistico. Dedicati ad attività che ti aiutino a raggiungere quest’obiettivo anche se ti sembra di ottenere solamente un piccolo risultato.
  4. Prendi decisioni e credi in te stesso.In situazioni avverse, agisci. Decidere è meglio che ignorare i problemi e le tensioni. Se ti sbagli, ci sarà sempre un momento per rettificare. Però non smettere di agire a causa della paura di sbagliare.
  5. Considera le crisi come opportunità di cambiamento e di conoscenza personale. Non puoi evitare che succedano cose che producano tensioni e t’intristiscano tanto da cambiarti la vita. Puoi però cambiare il modo d’interpretarle e di reagire. Darai a te stesso l’opportunità di conoscerti meglio e di continuare a scoprire nuove parti della tua persona.
  6. Una visione ampia.Quando affronti eventi molto dolorosi, cerca di considerare la situazione che provoca tensione come parte di un contesto più ampio. Questo eviterà di focalizzarti sulla situazione avversa e starai prevenendo attacchi di panico e ansia. È come avere il punto di vista di un’aquila in volo che vede tutto dall’alto ed è capace di osservare il suo obiettivo all’interno di un contesto molto più ampio, senza permettere che sia la preda ad avere il controllo.
  7. Permetti a te stesso di vivere le emozioni.Sperimentare e vivere le emozioni è la cosa più sana e naturale che possa esistere nella prevenzione e cura delle malattie. Tuttavia aggrapparsi ad esse per molto tempo, anche quando non è utile, non ci permette di essere liberi. Evitando questo legame inutile, starai prevenendo anche blocchi o patologie future. Aggrapparsi alle emozioni, in un primo momento è naturale e sano perché è la prima reazione che il nostro corpo ha per affrontare eventi dolorosi. Quando si soffre, s’impara ed è incoraggiante anche sapere che “si disimpara” se viviamo il dolore in maniera poco sana, adottando comportamenti distruttivi. Vivere il dolore è anche una questione transculturale, ogni cultura lo sperimenta in maniera diversa.
  8. Ascolta le tue necessità.S’impara ad ascoltare sé stessi, a distinguere tra le nostre necessità e quelle degli altri. Se impariamo a farlo, avremo un organismo contento e allegro. Queste necessità possono essere di tipo affettivo, biologico (riposo, un’alimentazione che non riduce il tuo tono vitale, etc.).
  9. Goditi ogni momento. Svolgi attività che permettano di allontanarti dalla quotidianità e di esprimere la tua creatività.
  10. Tolleranza e flessibilità.L’essere umano è di natura flessibile e comportamenti come quello di delegare agli altri è un esempio di questa caratteristica.

Caratteristiche da sviluppare per la resilienza

Esistono alcune caratteristiche mentali e comportamentali che possono aiutare lo sviluppo della resilienza:

  • Ottimismo: l’ottimismo serve a tutelarsi dal disagio e dalla sofferenza fisica e psicologia e allo stesso tempo fomenta il benessere dell’individuo. Inoltre grazie all’ottimismo è possibile mantenere più lucidità davanti ai problemi della vità, proprio grazie a una visione più positiva e tesa a sminuire in problemi, che permette una forza maggiore nell’affrontarli,proprio perché non sono percepiti come insormontabili.
  • Autostima: Una buona autostima aiuta ad affrontare al meglio i problemi, perché si è meno soggetti alle critiche degli altri o ai propri dubbi e paura. La sicurezza in sé stessi rende in qualche modo più forti e capaci di affrontare situazioni problematiche.
  • Hardiness: robustezza o spessore psicologico che riguarda la capacità di un buon sviluppo psicologico ed emotivo e si può suddividere in tre sotto componenti.
    • il controllo:ossi la capacità di sentirsi in grado di controllare l’ambiente circostante e di disporre delle capacità necessarie per farlo
    • Impegno:l’impegno nella situazione con la definizione di obiettivi significativi per la realizzazione aiuta alla risoluzione del problema
    • La sfida:affrontare il problema è visto come una sfida a cui fare fronte, vedendo pertanto nel cambiamento un incentivo positivo alla realizzazione dello stesso.
  • Emozioni positive:concentrarsi su ciò che si ha invece che su ciò che non abbiamo.
  • Supporto sociale:sapere di avere una base solida di amore e di cure che arriva da altre persone, che siano essi parenti, amici o caregivers. Sapere di avere qualcuno accanto ci rende più sicuri e pronti ad affrontare nuove sfide, perché sappiamo di avere sempre una base di appoggio e di riferimento. Inoltre avere qualcuno accanto che ascolta e sostiene aiuta la persona che sta soffrendo a sfogare e superare il proprio dolore. In questo modo infatti l’esperienza si trasforma da un racconto personale doloroso e solitario (che se non viene esteriorizzato potrebbe diventare delirante), a un’esperienza condivisa e a una rielaborazione, ponendo le basi per il suo superamento.

La resilienza è profondamente intrecciata pertanto con alcune caratteristiche personali e comportamentali, ma anche dal tessuto sociale di appoggio che ruota intorno alla persona. Ripetiamo che essere resilienti non vuole dire essere ciechi al dolore e superarlo senza affrontarlo, ma vuole dire essere in grado di ricostruirsi attraverso l’elaborazione di ciò che è successo, con ottimismo e con l’appoggio degli altri. La resilienza ha portato un punto di vista importante e nuovo sulle capacità personali che supera il classico concetto di causa-effetto (trauma-disturbo), ma porta una nuova linea di analisi, nuove possibilità e speranze sulla nostra capacità di rigenerarci e riadattarci.

Capacità di adattamento, resistenza e resilienza

Abbiamo visto che la resilienza include diverse caratteristiche ed è molto affine a diversi concetti, che molto spesso ingloba, con cui però non vanno confusi.

Per esempio la resilienza è la capacità di adattamento, in quanto presuppone che per essere felici bisogna essere flessibili e saper adattarsi agli avvenimenti della vita in forma positiva, però non è solo questo.

Allo stesso modo si discosta dalla forza di volontà, nonostante nelle resilienza vi sia inclusa forza di volontà e determinazione, perché quest’ultima è il motore del raggiungimento dei tuoi scopi, mentre la resilienza include anche la forza di rialzarsi e andare avanti, cambiando e adattandosi e provando nuove idee, ed è una forma di pensare e di agire che ci accompagna durante tutta la nostra vita.

Per questo resistenza e resilienza sono in alcuni punti simili, perché la resilienza include la resistenza alle avversità della vita, ma anche una rielaborazione di quello che stiamo vivendo per poter superarlo e non solo opporci in una maniera fine a sé stessa. La resilienza include in parte tutte queste caratteristiche, ma le rielabora per trovare un nuovo punto di vista nella soluzione dei problemi.

Esercizi e prove pratiche

Se avete deciso di volere allenare la vostra capacità di resilienza, qui di seguito vi lasciamo un esercizio che prevede alcuna tappe di riflessioni per poter valutare quello che sta succedendo intorno a noi e la nostra capacità di affrontarlo. Questo perché il modo in cui reagiamo davanti a eventi negativi, non dipende direttamente dagli eventi, ma da noi stessi e da come li valutiamo. Perché siamo noi a dare un significato e un peso a ciò che ci circonda e decidiamo di reagire in un modo o nell’altro.

E molto spesso lo facciamo in maniera meccanica. Per questo quando ci capitano degli eventi negativi è importante fermarsi a pensare un momento per capire quanto ci stanno davvero colpendo questi eventi e perché, per poter estrapolare il loro significato e saper così affrontarli in una maniera più.. resiliente.

La tecnica ABCDE

Nel suo libro “Esisto dunque sono”, lo psicologo Pietro Trabucchi ci suggerisce una tecnica, chiamate ABCDE, che ci permette di riflettere sulle caratteristiche della resilienza. Vediamola più da vicino:

  • A come Adversity: Questa lettera include tutte le avversità della nostra vita che possono includere problemi di diversa gravità: da problemi quotidiani, come un esame andato male, fino a eventi devstanti, come una malattia o la morte.
  • B di beliefs, ovvero ciò in cui crediamo.Le nostre credenze, arrivano sia dalla nostra educazione, ma anche dalle esperienze e dalle domande che ci siamo posti nell’arco della nostra vita e rappresentano il filtro con cui vediamo la realtà. Questo implica che la realtà è soggettiva.
  • C come consequences ovvero come reagiamo davanti agli eventi a livello fisico ed emotivo. Le nostre reazioni derivano non solo dagli eventi, ma anche dalle nostre credenze.
  • D come discussion, ovvero come siamo in grado di mettere in discussione la nostra reazione agli eventi, chiedendoci se è una visione realistica delle cose. Il punto D è il punto in cui dovremmo iniziare a mettere in atto la resilienza, cercando di svuotare gli eventi negativi di sovra significati, e vedendoli per quello che sono.
  • E come Effects, ovvero gli effetti dovuti alla rielaborazione degli eventi attraverso un pensiero razionale e reale. Mentre le conseguenze dovute alle nostre reazioni non sono controllabili (ovvero il punto C), in questo punto dovremmo trovare degli effetti che sono controllabili e frutto del nostro processo di elaborazione.

Questo tecnica di riflessione, serve per meditare su quello che succede intorno a noi e sul nostro comportamento per cercare di trovare elementi resilienti e applicarli agli eventi negativi della vita.

Prova di resilienza: cambiare la concezione di sé

Tutti gli esempi che abbiamo visto finora hanno come perno il concetto che la resilienza si possa allenare partendo dal punto di vista che abbiamo delle cose, degli altri e del mondo.

Molto spesso infatti le persone rispondo agli eventi negativi in maniera molto più grave di quanto gli eventi non siano (stiamo parlando in questo momento dei piccoli problemi quotidiani d’amore, di amicizia, di lavoro, etc anche se la resilienza ci può aiutare anche nei momenti più devastanti e traumatici, ma magari necessitano di altre caratteristiche adeguate alla situazione e magari anche di un accompagnamento psicologico). Questo perché la bassa autostima, o una convenzione negativa degli altri o del mondo, non permettono l’attivazione dei meccanismi di resilienza e attribuiscono un valore assoluto maggiore ai problemi di quanto abbiano in realtà.

Per esempio vi è mai capitato di stare male per una brutta figura fatta sul posto di lavoro o perché ci fermiamo a pensare a quello che pensano gli altri di noi? In questo caso per esempio dobbiamo cercare di capire che significato ha questa cosa per noi e perché ci fa stare tanto male, oltre al fatto che dobbiamo anche considerare che le altre persone pensano molto meno alle nostre brutte figure di quello che pensiamo, perché anche loro sono impegnate nei loro problemi e nell’affermazione e trasmissione di una buona immagine di loro stessi agli altri.

Per tanto per mettere in pratica la resilienza è importante cambiare la concezione di sé stessi, degli altri e dell’ambiente che ci circonda, evitando estremismi sia positivi che negativi, ma mantenendo un punto di vista realistico che permetta di adattarsi alla realtà, con sicurezza verso sé stessi e il mondo.
Un esercizio pratico quotidiano che si può realizzare è la mindfulness, un tipo di meditazione che aiuta le persone a staccarsi dai loro pensieri ed osservarli senza giudicarli in piena consapevolezza.

In questo modo sarà più facile poter svestire i pensieri dalle proprie paure e visione del mondo, considerandoli da un punto di vista più realistico.

Scritto da: GuidaPsicologi.it