Come può un atleta affrontare e gestire un infortunio dal punto di vista mentale? Scoprilo leggendo il mio articolo!

 

Per comprendere cosa succede nella testa di un atleta che subisce un infortunio, medio o grave che sia, si può pensare a quando, da un momento all’altro si viene privati del proprio momento di svago preferito, degli allenamenti con la squadra, delle cene post-partita e delle sudate insieme per rincorrere quel pallone che tanto adoriamo, senza considerare il dolore fisico che si prova.

È proprio comprendere questo dolore, il primo passaggio che un atleta può fare nel momento in cui subisce un infortunio.

Tutti gli sportivi, di tutte le discipline e di tutti gli sport, sanno bene cosa vuol dire provare del dolore, ci convivono costantemente per il semplice fatto che, per migliorare se stessi devono spingersi oltre i loro limiti. Questo step provoca naturalmente del dolore, della fatica e del sacrificio. Dolore fisico, dolore emotivo, paura di non farcela, ansia… possiamo racchiudere tutte queste sensazioni sotto al grande cappello del Dolore.

Ma quando i nostri sacrifici e la nostra caparbietà nel superare quei limiti viene stoppata bruscamente da un infortunio, si prova un dolore diverso, quasi un’ingiustizia che ci fa domandare: “Ma perché?”, “Perché proprio adesso?”, “Perché proprio a me?” ed è una sensazione che prescinde dalla categoria in cui si gioca e dalle motivazioni che ci spingono a praticare quello sport.

L’unica differenza è che, ad alti livelli, si ha più possibilità di essere seguiti e accompagnati in un percorso di recupero, da uno staff di cui, le categorie inferiori non dispongono.

Vediamo come si può superare questo trauma dal punto di vista psicologico.

  1. Per prima cosa bisogna cercare di esprimere il più possibile le emozioni che si provano. Rabbia, frustrazione, impotenza, tristezza, sono tutte emozioni che vanno sfogate e con cui bisogna fare i conti per non rischiare che possano interferire con la nostra riabilitazione. Prima si superano, prima saremo pronti a impegnarci al massimo e ad ascoltare ciò che medici e fisioterapisti prevedono per il nostro rientro in campo.
  2. In secondo luogo, è importante capire che le tempistiche per il rientro sono indicative ma potrebbero esserci degli imprevisti. Il nostro fisico potrebbe reagire alla grande e la nostra riabilitazione scorrere liscia come l’olio. Potrebbero esserci però degli imprevisti, delle ricadute o semplicemente dei periodi “no”, nei quali ci sentiremo nuovamente tristi, arrabbiati e frustrati, magari perché il fisico non reagisce come vorremmo. É del tutto normale. In questi casi, bisogna fare un respiro profondo e pensare che non siamo fatti di ferro, attaccati insieme da viti e bulloni, altrimenti sarebbe molto semplice rientrare in campo il giorno dopo l’infortunio. Ci vuole tempo e tanta, tanta pazienza.
  3. Un passaggio molto importante per un atleta che subisce un infortunio, è capire che il suo corpo, che gli piaccia o no, non sarà più quello di prima. La gravità dell’infortunio avrà una valenza molto importante, anche nel momento in cui si è guariti al 100% e siamo pronti a rientrare in campo, la caviglia, il ginocchio o la spalla che ci siamo infortunati, non saranno quelli di prima. Il motivo è semplice, hanno subito un trauma, ed il nostro cervello deve riorganizzarsi per comprendere il nostro corpo “nuovo”. Non è detto che il percorso di riabilitazione non possa rendere la muscolatura migliore rispetto al pre-infortunio. Focalizziamoci quindi su quell’obiettivo.
  4. Continuate, per quanto possibile, a seguire allenamenti e partite della vostra squadra. Anche se in certe situazioni risulta faticoso stare a contatto con la squadra e partecipare, anche se da seduti agli allenamenti, è il modo migliore per non sentirsi isolati. Una delle parti più delicate da affrontare in caso d’infortunio è la perdita del ruolo che avevamo all’interno della squadra ed il potenziale isolamento sociale. Il sentire di non poter essere d’aiuto ai compagni, specialmente nelle partite importanti, può essere molto frustrante. Ecco perché continuare a rimanere all’interno del gruppo, presenziando agli allenamenti ed alle partite, può aiutare a sentirsi ancora importanti e, anche se in modo diverso, continuare a far vedere ai compagni che noi lottiamo insieme a loro.
  5. La positività, il buon umore e l’allegria possono sembrare emozioni assurde da associare all’infortunio, ma è stato dimostrato che un atteggiamento positivo, favorisce e probabilmente accorcia i tempi di recupero. Questo non vuol dire che appena ci si è spaccati il crociato, dobbiamo scoppiare in una grassa risata ma, come dicevo nel primo punto, dobbiamo affrontare e superare le emozioni negative per far spazio alla positività e all’ottimismo nel minor tempo possibile. Questo atteggiamento ci aiuterà a passare le ore di riabilitazione in maniera molto più rilassata e, passatemi il termine, piacevole.
  6. Far fruttare il tempo in cui non possiamo allenarci sul campo. Ebbene si, c’è un modo per potersi allenare anche quando il nostro fisico non ce lo permette. Nei percorsi di preparazione mentale si chiama Imagery (Visualizzazione per immagini), questo strumento permette di riprodurre l’allenamento fisico o la partita, mentalmente. É una tecnica fondamentale nella preparazione mentale perché permette di vivere e preparasi a qualsiasi tipo di situazione che può presentarsi in partita. In caso di infortunio, si dà alla visualizzazione una piega riabilitativa, andando a riprodurre mentalmente la performance, per rimanere comunque in allenamento, e per affrontare in maniera controllata situazioni che potrebbero essere delicate emotivamente parlando. La gara del rientro in campo o le possibili problematiche che potremmo dover affrontare, in modo da essere preparati in qualsiasi momento ed aver già “vissuto” quella situazione.
  7. È vero che fa bene prepararsi alle possibili problematiche future per essere pronti nel caso in cui avvengano, ma la cosa fondamentale, da tenere a mente quando siamo infortunati, è pensare al qui ed ora. Cosa possiamo fare in questo momento per la nostra caviglia o il nostro ginocchio infortunato? Che mezzi ho a disposizione per fare del mio meglio? Non ha alcun senso pensare a cosa non si può fare, quali partite non possiamo giocare o quanti allenamenti salteremo. Pensiamo ad ora e facciamo ciò che è nelle nostre possibilità, in quel preciso momento. Quasi sicuramente i dottori ed i fisioterapisti ci avranno dato un’idea di quello che può essere il nostro percorso riabilitativo, quindi non preoccupiamoci dell’ultima fase o della fase che abbiamo appena superato, focalizziamoci esclusivamente sul momento presente, in questo modo ridurremo drasticamente la sensazione di ansia ed incertezza che può darci il pensare al futuro.

Tutto ciò per quale obiettivo? Favorite il rientro in campo dell’atleta infortunato, in modo che possa vivere l’esperienza nel modo più sereno possibile e scongiurare l’insorgenza del brutto mostro chiamato Kinesiofobia, ovvero la paura di provare nuovamente dolore, dell’infortunarsi nuovamente.

 

Scritto da: Dott.ssa Alessandra Visconti