Developmental technologies parla del rapporto ancora controverso con la tecnologia ma anche di come possa essere considerata una risorsa e un aiuto
Realtà virtuale, robotica, intelligenza artificiale: non dovremmo più interrogarci su rischi o opportunità delle nuove tecnologie ma finalmente considerarle alleate. Con la lente della psicologia (con particolare riferimento agli ambiti dello sviluppo e dell’educazione), il libro Developmental technologies – Evoluzione tecnologica e sviluppo umano ci aiuta a guardare in modo consapevole ai loro effetti e potenzialità.
Essere onlife
Viviamo costantemente immersi nella tecnologia, ce ne serviamo ogni giorno per molteplici attività e non potremmo più fare altrimenti. Più che online, potremmo definirci onlife poiché esperienza online e offline sono integrate e non nettamente distinte. Guardare lo smartphone è la prima cosa che facciamo al mattino e l’ultima la sera; nel mezzo, c’è una giornata in cui computer, tablet, smartwatch, assistenti digitali ci hanno supportato in molte attività. Ha senso ragionare ancora in termini netti, distinguendo rischi e opportunità? Forse no, ormai siamo già alla seconda generazione di nativi digitali, adulti di domani che sono nati circondati da device. Sarebbe allora più opportuno fare dei distinguo su come le tecnologie vengono utilizzate perché è il come che determina l’esito, positivo o negativo che sia: l’utilizzo funzionale o disfunzionale è strettamente collegato a compito e tipologia di sfida/cambiamento che un individuo si trova ad affrontare lungo il ciclo di vita.
Effetti e potenzialità: apprendimento e cambiamenti
Due sono i possibili effetti delle tecnologie: da un lato un potenziamento delle capacità, dall’altro un potenziale restringimento dato dal fatto che ogni artefatto, essendo caratterizzato da specifiche modalità di utilizzo, ne circoscrive le modalità di uso. Possiamo però parlare anche di apprendimento espansivo, quando un ventaglio nuovo di opportunità deriva da una riconcettualizzazione di un oggetto e delle motivazioni iniziali che ne hanno portato la creazione; senza contare tutti i processi cognitivi implicati nell’elaborazione e memorizzazione delle informazioni, col continuo spostamento dell’attenzione su più stimoli e sorgenti di informazione differenti (si parla di interaction overload, il carico di interazioni in cui siamo contemporaneamente coinvolti). Come sostenuto dai grandi classici Vygotskij e Piaget, l’apprendimento è qualcosa di dinamico che avviene tramite dei continui aggiustamenti. Analogamente alla zona di sviluppo prossimale, gli artefatti rappresentano estensioni fisiche e/o mentali del corpo e delle abilità umane, che in alcuni casi rappresentano una continuità con strumenti già esistenti (assimilazione) mentre in altri casi sono un punto di rottura e implicano attività inedite (accomodamento). Per esempio, l’avvento del cellulare ha rappresentato una evoluzione di alcune caratteristiche di uno strumento già presente e il cui uso era radicato da molti anni, mentre per altri strumenti, come la stampa, l’uomo si è trovato a fronteggiare cambiamenti del tutto inediti.
Tecnologia, alleata e partner
Il rapporto ancora controverso con la tecnologia si deve in parte anche a timori e paure difficili da estirpare. Quelli più in là con gli anni sono preoccupati di essere tagliati fuori se non si tengono aggiornati, viceversa i più giovani temono che molti lavori verranno rimpiazzati da macchine sempre più raffinate. Per questo si parla di knowledge economy, l’economia della conoscenza, perché i paesi più sviluppati richiedono sempre più competenze meno operative e più concettuali, che richiedono maggiori livelli di istruzione e formazione. Ma se ci fermiamo a riflettere, comprendiamo quanto la tecnologia sia una risorsa e un aiuto. Senza escludere utilizzi negativi (basti pensare a fake news, phubbing, flaming, tra i fenomeni più studiati), i campi in cui le tecnologie vengono applicate con successo sono molteplici: intrattenimento e svago, terapia e supporto, educazione e formazione, analisi di dati.
Questo libro ci aiuta a rispondere ad alcune domande con riferimenti alla letteratura e con esempi concreti, ricordandoci che la tecnologia non è un nemico ma un nostro partner. Con particolare attenzione al ruolo di affordance nei processi di acquisizione e ampliamento di nuove competenze, il testo approfondisce e offre spunti di riflessione su aspetti funzionali e disfunzionali e sul ruolo dell’evoluzione tecnologica.
Scritto da: Chiara Cilardo