Le emergenze educative che investono il mondo della scuola sono oggi molteplici e differenti: difficoltà di autocontrollo (comportamenti problema), difficoltà di gestione degli impulsi e delle emozioni, disturbi dell’apprendimento o disagi psichici come ansia, depressione, fobia sociale, fino all’aumento dei casi di bullismo e dei comportamenti devianti (uso e abuso di sostanze). Questo impatta fortemente sul rendimento scolastico degli alunni ma anche sulla loro qualità di vita ed il benessere emozionale in classe.

Nasce l’esigenza, pertanto, di focalizzarsi sulle capacità degli alunni di riconoscere le emozioni altrui, ed imparare a correlare a queste le proprie. Le problematiche elencate prima sono riconosciute dalla psicologia come estremamente persistenti e che inevitabilmente si ripercuotono sull’intera vita del soggetto sia relativamente alla sua sfera familiare che a quella emotiva. Gli studi rilevano che queste problematiche si trasformano in veri e propri comportamenti devianti in età adulta.

La stretta correlazione che esiste tra le emozioni e l’evoluzione della vita del soggetto non può non essere tenuta in considerazione in ambito scolastico e formativo per favorire una buona crescita dei bambini. Esse fungono da mediatori e regolatori tra le attività mentali E quelle cognitive, favoriscono le capacità meditative, di riflessione, di attenzione, di motivazione; inoltre stimolano la ricerca e la comprensione empatica dell’altro favorendo o meno la prosocialità; infine veicolano le capacità di apprendimento dei giovani alunni regolando anche il clima psicologico in classe.

L’incapacità di gestire e regolare le proprie emozioni porta inevitabilmente problemi comportamentali, cosa che si trovano a fronteggiare molti insegnanti. Alcuni alunni tendono a chiudersi isolandosi e mettendo in atto atteggiamenti passivi e di sottomissione nei confronti degli altri avendo, oltretutto, una visione distorta e rigida di se stessi e delle proprie capacità.
Nasce quindi l’esigenza di insegnare le emozioni ai bambini, il loro valore, il loro uso e la loro influenza sulla vita di tutti i giorni. Si parla quindi di “alfabetizzazione emozionale” che mira a favorire nei bambini l’attenzione verso le capacità interpersonali essenziali e necessarie per interagire con gli altri poiché esse favoriscono il rendimento scolastico e la prevenzione di potenziali disagi adolescenziali.

Il punto di partenza è la convinzione che quanto più si è a contatto con le proprie emozioni tanto più si è abili nel leggere quelle degli altri; favorendo quindi un aumento della capacità empatica attraverso la conoscenza di sé. Per “empatia” si intende la capacità di “sintonizzarsi” emotivamente con l’altro condividendone stati affettivi e mentali, quindi la capacità di sentire e condividere pensieri ed emozioni altrui in un determinato momento. Si tratta senz’altro di un’ottima base per innescare e favorire il comportamento prosociale.
Le relazioni fra pari, soprattutto tra i bambini piccoli (4-5 anni) non sempre sono facili e sfociano spesso in comportamenti influenzati dalle scarse capacità che ha il bambino a quell’età di modulare l’impulsività che diventa talvolta elevata, estrema e difficile da gestire sul piano emotivo/comportamentale. Certi comportamenti si verificano perlopiù nelle situazioni di gioco libero, ma anche durante le attività didattiche con conseguente influenza sul benessere psicosociale dell’intera classe.
Al fine di promuovere comportamenti pro sociali è necessario sviluppare percorsi educativi meta-emotivi che favoriscano l’autoregolazione emozionale poiché rendono l’alunno consapevole dei propri stati emotivi ed affettivi aiutandolo a gestirli in maniera autonoma. Ciò porta sicuramente ad un miglioramento del rendimento scolastico e della vita di relazione all’interno del gruppo classe.

È importante quindi lavorare sulla capacità di riconoscere e dare un nome alle emozioni cercando di capire il valore di ognuna di esse e la causa che l’ha generata. Un altro punto su cui focalizzassi è la distinzione tra emozioni ed azioni, imparando a tollerare la frustrazione ed il controllo della collera. Anche la promozione di condotte meno aggressive è importante e lo si può fare incrementando senso di responsabilità, capacità di concentrazione ed attenzione. La capacità di assumere il punto di vista dell’altro è alla base delle relazioni sociali; favorendo questa capacità associata al dialogo per risolvere conflitti e gestire contrasti favorisce senza dubbio la tendenza a stare con l’altro con conseguente miglioramento della resa in classe; a ciò si può associare maggiore sicurezza in sé, maggiore capacità di socievolezza e comportamenti amichevoli che migliorano il clima in classe e riducono le tensioni al minimo.

È necessario, per raggiungere questi risultati, capire da dove si parte cercando insieme agli insegnanti di conoscere il livello di sviluppo socio-emotivo raggiunto dagli alunni. Poi si passa alla familiarizzazione degli alunni con l’argomento e emozioni e quindi all’approfondimento delle singole emozioni cercando di indagare circa le loro idee e le conoscenze rispetto alle emozioni stesse. Le metodologie didattiche di trasmissione delle informazioni sono importanti, infatti l’utilizzo di cooperative learning favorisce l’interdipendenza positiva, l’interazione faccia a faccia, l’uso di competenze interpersonali, l’incentivazione per l’impegno del gruppo, la possibilità di valutazioni individuali e di gruppo, nonchè la responsabilità di ciascun partecipante per la buona riuscita delle attività: discussioni di gruppo, sulle emozioni magari a seguito di un racconto, svolgimento di attività in gruppo con l’ausilio delle carte delle emozioni fondamentali per il riconoscimento delle stesse magari correlate a situazioni di vita specifiche. Anche l’utilizzo di schede didattiche per valutare gli apprendimenti non è da sottovalutare. Lavorare, infine sulle capacità logico/psicologiche ed identificative/proiettive dei bambini permettendo loro di inventare delle storie è importante per rilevare che grado di emotività ed empatia abbiano raggiunto.

Per approfondire:
F. Primo “ABC: l’alfabeto delle emozioni. Progetto di alfabetizzazione emozionale” in Psicologia e Scuola, mar-apr 2011, n. 14, pp. 58-61

© Dott. Pasquale Saviano Psicologo – Psicoterapeuta

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